Due nuove mutazioni nella SLA e loro meccanismo

 

 

GIOVANNI ROSSI

 

 

NOTE E NOTIZIE - Anno XX – 09 dicembre 2023.

Testi pubblicati sul sito www.brainmindlife.org della Società Nazionale di Neuroscienze “Brain, Mind & Life - Italia” (BM&L-Italia). Oltre a notizie o commenti relativi a fatti ed eventi rilevanti per la Società, la sezione “note e notizie” presenta settimanalmente lavori neuroscientifici selezionati fra quelli pubblicati o in corso di pubblicazione sulle maggiori riviste e il cui argomento è oggetto di studio dei soci componenti lo staff dei recensori della Commissione Scientifica della Società.

 

 

[Tipologia del testo: RECENSIONE]

 

Un nuovo importante capitolo dello studio dei meccanismi patogenetici della sclerosi laterale amiotrofica (SLA)[1] è costituito dall’analisi delle mutazioni del gene dell’enzima D-aminoacido ossidasi (DAO), che sono state individuate in persone affette. La DAO è in grado di modulare la neurotrasmissione controllando i livelli dell’aminoacido D-serina, che agisce da co-agonista dei recettori del glutammato NMDA (N-metil-D-aspartato). Alcuni studi recenti hanno dedotto un meccanismo patogenico della SLA dalla mutazione R199W nel gene della DAO.

Shumaiyla Khan e colleghi hanno identificato due nuove mutazioni nel gene DAO di pazienti affetti da SLA, R38H e Q201R; i ricercatori riportano, nello stesso studio, nuove acquisizioni correlate alla mutazione R199W.

(Khan S. et al., Structural and mechanistic insights into ALS patient derived mutations in D-amino acid oxidase. International Journal of Biological Macromolecules – Epub ahead of print doi: 10.1016/j.ijbiomac.2023.128403, 2023).

La provenienza degli autori è la seguente: Kusuma School of Biological Sciences, Indian Institute of Technology, New Delhi (India); Indian Council of Medical Research, New Delhi (India); Macromolecular Crystallography Section, Beamline Development & Application Section, Bhabha Atomic Research Center, Trombay, Mumbai (India).

Di passaggio si ricorda che fin dal 2010 si conoscono meccanismi comuni a forme sporadiche e familiari[2], ma qui di seguito si riporta una sintesi introduttiva alla SLA, particolarmente focalizzata sulle forme ad eziologia genetica con ricorrenza familiare e tratta da un nostro articolo precedente:

“La sclerosi laterale amiotrofica (SLA o ALS nell’acronimo inglese), descritta per la prima volta dal neurologo francese Jean-Martin Charcot nel 1869, è la forma più comune di malattia del motoneurone dell’età adulta, che evolve rapidamente in pochi anni dall’insorgenza di sintomi quali debolezza ingravescente degli arti, atrofia muscolare e spasticità. L’atrofia e la paralisi muscolare sono la conseguenza della degenerazione dei motoneuroni del midollo spinale e del tronco encefalico, la cui distruzione priva di tono, trofismo e riflessi i muscoli, compromettendo progressivamente le abilità motorie degli arti, la fonoarticolazione e la respirazione. La spasticità, che complica ed aggrava il quadro, è conseguenza della perdita dei neuroni motori della corteccia cerebrale. Infatti, il processo patologico interessa sia i motoneuroni superiori, sia quelli inferiori del sistema nervoso centrale, evolvendo attraverso una serie di stadi che influenzano la dimensione, la forma, il contenuto, il metabolismo e la fisiologia di queste cellule. Non si conoscono ancora le cause della SLA sporadica, che riguarda il 90-95% delle persone colpite, mentre per i casi familiari (5-10%) già in passato sono stati descritti specifici mutanti per almeno quattro forme ereditarie: ALS1, associata a SOD1 (Bruijn et al., 2004; Bruijn et al., 1998; Bowling et al., 1995; Borchelt et al., 1994; Rosen et al., 1993), ALS2 alla alsina (Yamanaka et al., 2003; Hadano et al., 2001; Yang et al., 2001), ALS4 alla senataxina (Chen et al., 2004; Moreira et al., 2004), e un’ultima forma è stata messa in relazione con una mutazione nel gene per una subunità della dinactina (Valee et al., 2004; Puls et al., 2003). Nonostante la bassa incidenza delle forme familiari, lo studio su modelli sperimentali di SLA ereditaria si sta rivelando molto importante per la comprensione della patologia anche delle forme sporadiche.

Si stima che all’incirca il 15-20% dei pazienti con forme ereditarie di tipo autosomico dominante, ossia circa il 2% di tutti i casi di SLA, presenta mutazioni nel gene situato sul cromosoma 21 che codifica l’enzima citosolico rame/zinco superossido dismutasi 1 o Cu/Zn SOD1 o semplicemente SOD1, un polipeptide di 153 aminoacidi che, come omodimero, catalizza la conversione di O2- in O2 e H2O2. La malattia con questa eziologia è denominata sclerosi laterale amiotrofica 1. Sono state descritte più di 100 mutazioni di SOD1 in grado di causare forme autosomico-dominanti; l’unica eccezione nota è l’omozigosi D90A SOD1, che è ereditata come recessiva. Varie mutazioni, sparse lungo la struttura molecolare e non concentrate in prossimità del sito attivo o dell’interfaccia del dimero, conferiscono a questa metalloproteasi una o più funzioni tossiche che compromettono l’integrità dei neuroni motori causando lo sviluppo della degenerazione all’origine di forme familiari della SLA1[3].

Il procedere degli studi ha rivelato altre importanti associazioni per le forme familiari[4]: VAPB, che è un ligando per i recettori Eph, è stato associato a SLA e ad atrofia muscolare spinale (AMS) ad insorgenza tardiva, in varie famiglie brasiliane; mutazioni nel gene OPTN (optineurina) sono state scoperte inizialmente in otto pazienti di SLA giapponesi; mutazioni nel gene della VCP (valosin-containing protein) si ritiene possano essere responsabili dell’1-2% dei casi di SLA familiare[5]; infine, l’associazione con due geni implicati nel metabolismo dell’RNA, ossia TDP-43 e FUS.

Cinque anni fa così si concludeva la recensione della scoperta di un meccanismo TDP-43 mediato comune a SLA e demenza FT: “La patologia del poro nucleare è stata riscontrata nel tessuto cerebrale sia di persone affette dalla forma sporadica di SLA sia di pazienti affetti da patologia causata da mutazioni genetiche in TARDBP e C9orf72[6]. I dati emersi da questo studio, per il cui dettaglio si rimanda alla lettura integrale del testo del lavoro originale, mostrano difetti di trasporto nucleo-citoplasmatico TDP-43-mediati, quale meccanismo patologico comune alla SLA e alla demenza FT”[7].

Infine, ricordiamo che la crescente attenzione ai condensati biomolecolari, di cui ci siamo occupati di recente[8], e ai loro ruoli nella fisiologia e nella patologia ha favorito l’interesse della comunità neuroscientifica internazionale per i granuli da stress in patologie neurodegenerative quali la sclerosi laterale amiotrofica (SLA). Hana Fakim e Christine Vande Velde hanno condotto una rassegna di tutti i maggiori studi su questo argomento, andando oltre i granuli da stress e descrivendo i ruoli di TDP-43 e FUS in condensati fisiologici presenti nel nucleo e nei neuriti, così come nel nucleolo, nei corpi di Cajal, nel compartimento dello spazio inter-cromatinico nucleare e nei granuli di trasporto dell’RNA neuronico[9].

Ritorniamo ora allo studio qui recensito. Shumaiyla Khan e colleghi riportano per la prima volta l’analisi strutturale del cristallo di un mutante di DAO derivato da paziente di SLA, con la mutazione R38H, risolto a 2.10 Å. La struttura ha rivelato perturbazioni significative e un alterato legame col cofattore FAD e con l’inibitore benzoato, supportato da saggi biochimici.

Anche Q201R-DAO ha esibito un’efficienza di legame del ligando significativamente più bassa. Inoltre, l’analisi cinetica fra tutte le varianti ha rivelato una riduzione dell’attività ossidasica e del legame del substrato. In particolare, R38H-DAO mostrava un’attività WT-prossima solo ad alte concentrazioni del substrato, mentre R199W-DAO e Q201R-DAO presentavano una drastica riduzione di attività. In più, sono state inferite perturbazioni strutturali per R199W-DAO e Q201R-DAO, evidenti per il più alto stato oligomerico nella forma dell’oloenzima.

Shumaiyla Khan e colleghi hanno anche osservato instabilità termica nel caso del mutante R199H-DAO, e ipotizzano che gli enzimi mutanti possano essere resi non funzionanti in un contesto cellulare, potenzialmente conducendo ad eccito-tossicità associata ai recettori NMDA.

In conclusione, lo studio fornisce nuove conoscenze su aspetti strutturali e funzionali delle mutazioni del gene dell’enzima D-aminoacido ossidasi (DAO) nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA).

 

L’autore della nota ringrazia la dottoressa Isabella Floriani per la correzione della bozza e invita alla lettura delle recensioni di argomento connesso che appaiono nella sezione “NOTE E NOTIZIE” del sito (utilizzare il motore interno nella pagina “CERCA”).

 

Giovanni Rossi

BM&L-09 dicembre 2023

www.brainmindlife.org

 

 

 

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[1] Nelle “Notule” (v. in “Note e Notizie 09-12-23 Notule”) di questa settimana si comunica la scoperta di aggregati di TAF15 in casi di degenerazione lobare fronto-temporale (FTLD), malattia eziopatogeneticamente legata alla SLA.

[2] Uno studio del 2010 ha identificato un meccanismo SOD1-dipendente che sembra essere comune alle forme sporadiche e familiari [v. Note e Notizie 30-10-10 Nella sclerosi laterale amiotrofica (SLA) SOD1 normale e mutante condividono conformazione aberrante e via patogenetica].

[3] Note e Notizie 31-03-12 Nella sclerosi laterale amiotrofica un anticorpo riconosce forme tossiche di SOD1.

[4] Anche fattori angiogenici sono stati associati alla SLA: mutazioni nell’angiogenina (ANG), ad esempio, sono state associate a casi sporadici e familiari della malattia del motoneurone.

[5] Wong P. C., et al. Motor Neuron Diseases in Basic Neurochemistry (Brady, Siegel, Albers, Price, editors-in-chief), Ch. 45, pp. 801-814 (cit. p. 806), AP Elsevier 2012.

[6] Vedi in Note e Notizie 08-10-11 Il difetto genetico responsabile di SLA e DFT identificato sul cromosoma 9p21.

[7] Note e Notizie 20-01-18 Scoperto un meccanismo legato a TDP-43 per la SLA e la demenza FT.

[8] Note e Notizie 10-06-23 condensati biomolecolari nella SLA familiare e sporadica.

[9] Note e Notizie 20-05-23 Una scoperta fisicochimica eccezionale.